02 gennaio-20 febbraio 2012 Articolo a cura di Giuliano Mattei
I Nu.Vol.A. ad Haiti
Ai nostri volontari, non intimoriscono le migliaia di km. di distanza dalle proprie case, necessari per portare la propria opera dove ce ne sia bisogno.
Haiti, paese già classificato come uno degli ultimi paesi più poveri e abbandonati del mondo, subisce un catastrofico e terrificante terremoto, con persone che hanno perso la vita, con enormi danni alle case, alla popolazione e al sistema della vita sociale, già duramente provata da povertà, ingiustizie e malavita.
La nostra Provincia sempre attenta e sensibile a queste calamità, promuove un tavolo di raccolta fondi per Haiti, ne fanno parte diverse associazioni (cooperazione-industriali-artigiani-sindacati-Cri-Kine.Mlal-WE HOPE e tanti altri) naturalmente la Sezione Alpini e noi Protezione Civile A.N.A.
Dopo sopraluogo a Port au Prince, capitale di Haiti, sono visionati e programmati dei progetti annuali da sviluppare, uno di questi consiste nella costruzione di un centro d’accoglienza per orfani nella parte più degradante e mal frequentata della capitale, lì ci vive ed opera da sette anni suor Marcella, una persona che con la sua caparbietà cerca di portare in questa zona molto depressa un pò di sollievo per le persone deboli e bisognose di cure, è aiutata da volontari che si alternano dando aiuto principalmente in una clinica per assistenza ai malati, gestendo un consultorio, e sostenendo anche le centinaia di bambini rimasti orfani dopo la disastrosa calamità.
In quella particolare zona periferica della città, detta WAF, dove si vive d’espedienti malavitosi e d’illegalità, si calcola che gli orfani e bambini abbandonati arrivino ad una quota intorno ai 500, tanti a causa del disastroso terremoto ma anche per distacco totale da parte di genitori impossibilitati al loro mantenimento.
Per questo da parte di due ingegneri italiani, è stato redatto un progetto per costruire un centro d’accoglienza, da parte del tavolo di raccolta fondi per Haiti, era deliberato un aiuto economico per questo centro d’accoglienza, che prevede la costruzione di dieci casette, necessarie per bambini e suore, più una cucina con refettorio e una piccola cappella, tutto questo adiacente ad una scuola esistente.
Nel contesto si organizzava anche l’invio di poche unità di personale tecnico, che potesse formare e indirizzare operai locali nella costruzione di queste piccole strutture per l’alloggiamento iniziale di 60 orfani per poi in futuro arrivare a 90, e qui entra in campo la Protezione Civile A.N.A. di Trento con i suoi nuvola.
La partenza di nostri tre volontari si scontra subito con tante problematiche: la mancanza d’attrezzature sul posto, la lingua diversa, la moneta diversa, la distanza dell’operare, la non disponibilità di suor Marcella a seguire i lavori perché impegnata in ospedale, lei fino a pochi mesi fa, era aiutata da una persona, un factotum, capace di organizzare e gestire tutto, questo però è stato ucciso con 18 colpi di pistola dalla malavita, da allora si trova a dover seguire il tutto da sola e non è facile.
C’è poi un ingegnere coreano che non parla italiano, e che essendo già stato rapito per motivi di riscatto, per paura non frequenta più di tanto il cantiere, tutto questo non facilita l’inizio dell’intervento, anche da parte degli operai haitiani che la suora ha assunto il nostro intervento è quasi ostacolato, la loro calma si scontra con la nostra voglia di fare, la loro mentalità è che devono passare il tempo, la nostra e che il tempo è prezioso e deve essere produttivo, per loro siamo quelli che li fanno lavorare e non è che siano contenti.
Questo però è Haiti e con il suo sistema si deve convivere adattandosi, lì sempre domani e con calma, basti pensare che dovevano arrivare per il giorno dopo, 10 camion carichi di ghiaia, sono arrivati una settimana dopo, dover perdere mattinate per cercare attrezzature e materiali per operare, non avendo mezzi di trasporto, referenti, non capirsi, non è stato semplice, ma come sempre i nostri hanno fatto miracoli, portando avanti l’opera avviata.
Sono stati eseguiti degli ottimi lavori, si è dato avvio alle prime casette, dando indicazioni alle persone del posto molto razionali e importanti per il prosieguo dei lavori, i nostri, come sempre hanno dato il proprio decisivo contributo per la buona riuscita della non facile e problematica operazione.
Due dei nostri hanno operato per venti giorni, un altro è rimasto per quaranta giorni, altri volontari erano pronti a partire, ma rimaniamo nell’attesa di una futura e più organizzata programmazione dei lavori, come si auspica che possa succedere anche da parte di suor Marcella che è sul posto e sta contattando un nuovo responsabile che possa seguire il cantiere.
Rientrati, nei nostri c’era un pò di delusione, un’esperienza umana sì positiva, ma negativa per quello che si sarebbe potuto fare in più, non disperdendo tempo prezioso di personale qualificato capace di dare un aiuto importante per la costruzione di questo centro d’accoglienza decisiva per i molti orfani, consapevoli però di aver lasciato come volontari nu.vol.a., un segno tangibile per la rinascita di questo martoriato popolo, sempre orgogliosi di dare il nostro contributo non solo per il nostro Trentino ma a tutte le persone nel bisogno.
Haiti però è un problema Internazionale non facile da riorganizzare e ricostruire,
Un grazie va ai nostri volontari per il delicato e costruttivo impegno.